NOVELLE DEL SECOLO SCORSO- Laura Bertolotti: Natale

piedimonte matese-presepe santa maria maggiore

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Nella famiglia della bambina (quella con la gonna a pieghe che scavalca le recinzioni per andare a giocare con i suoi coetanei) Natale è una festa importante e ci si prepara con cura.
Non è molto viva la tradizione di addobbare l’abete, che è piccolo e finto, posto su un angolo della libreria più bassa, senza luci e soltanto palline “preziose”, a detta dei genitori, che “si rompono solo a guardarle”.
Ma il presepe è davvero importante e quest’anno, il 1959, il papà con il fratello maggiore hanno davvero esagerato.
Sopra il letto del fratello minore, che frequenta il ginnasio in collegio ma di ritorno a casa per le vacanze natalizie, hanno costruito una piattaforma sormontata da un cielo stellato, splendente sopra stradine e villaggi, boschetti, acqua ruscellante e tante piccole luci, a simulare il giorno e la notte.
É un presepe di tipo napoletano, ha sentito dire la bambina, ma la famiglia è del Nord Ovest del Paese. Il papà e il fratello hanno creato un microcosmo che mima la vita quotidiana, con le statuine degli artigiani,  alcune modellate dal papà, il panettiere, il barbiere, il macellaio, la lavandaia, il negozio di dolciumi e, naturalmente, anche i pastori e le pecorelle, la capanna con il bue e l’asinello e due genitori che aspettano la nascita del loro bimbo.
A guardarlo ci si perde nei dettagli, è un’opera che attrae le famiglie del palazzo e anche persone sconosciute alla bambina. Deve essere una sorpresa assoluta per F., per quando tornerà a casa. Lei lo osserva, fantasticando sulla vita che si svolge in quelle casette illuminate e intanto immagina la sorpresa, lo stupore e forse le lacrime di gioia del fratello quando lo vedrà.
Però il suo pensiero, in questi giorni pieni di insolite e frenetiche attività, va soprattutto ai doni che arriveranno a Natale. Giocattoli, libri e anche “cose utili”, le ha anticipato la mamma. Cosa saranno? Calze, maglie, forse un berrettino rosso. Le è stato detto che li porterà Gesù bambino e lei non può fare a meno di interrogarsi sul come sia possibile che un bimbo così piccolo, appena nato, possa caricarsi di tanti pacchi e distribuirli a tutti, bambini e adulti. Nei Natale di cui ha memoria il soggiorno era stracolmo di pacchi perché Gesù bambino, altra prodezza, pare riesca a recapitare, in una sola volta, anche quei doni che arrivano, stranamente, a casa di zii e conoscenti vari.
«É la magia del Natale, tu cerca di essere ubbidiente, non pensare ad altro, Gesù bambino pensa a tutto il resto» le ripetono tutti se osa porre domande sull’argomento.
Allora inutile lambiccarsi, meglio aprire la porta quando suonano il campanello ed essere gentile con i visitatori che vengono ad ammirare il presepe, a cui la mamma non manca mai di offrire il caffè. Poi c’è la sorellina che cammina da poco e bisogna sorvegliarla  perché non tiri la carta verde e marrone che circonda il presepe, scoprendo il meccanismo sottostante, responsabile dei rumori e dell’accensione delle luci. Suo fratello M. le ha strizzato l’occhio per farle capire che quello è il loro segreto.
Tempo di segreti quello che precede il Natale, ma anche di acquisti importanti. La mamma si è procurata tutto il necessario per il pranzo di Natale e il piatto forte non è il secondo, l’arrosto di cappone, ma gli “agnolotti”, conosciuti e prodotti industrialmente nei decenni seguenti come “ravioli”.
No, gli agnolotti sono fatti in casa, tutti i passaggi eseguiti manualmente. Si comincia dal ripieno, che richiede tre diversi tipi di carne, bovina, suina e pollame, tutto debitamente arrostito e tritato (a mano, gli elettrodomestici non sono ancora diffusi capillarmente) a cui si aggiungono verdure, uova, spezie e parmigiano. La pasta è tirata dello spessore perfetto con la mitica Imperia, la sfogliatrice presente in ogni famiglia, e deposta sul Raviolamp, attrezzo imprescindibile per la confezione degli agnolotti, farcita e ricoperta di un’altra sfoglia. Ecco pronta la pasta ripiena che si consuma a Natale nella maggior parte delle case, condita con sugo d’arrosto, niente pomodoro.
La tradizione vede anche una lunga fila di antipasti con verdure conservate nei vasetti dall’estate precedente, come funghetti, peperoni, melanzane, olive di tutti i tipi, e poi salumi accompagnati dai famosi grissini piemontesi, ruvidi, croccanti e irregolari. A coronamento, e prima del piatto forte, il trionfo dell’insalata russa, che  sempre fa rivolgere tanti complimenti alla mamma.
Il pranzo di Natale è diverso dai pasti frugali di ogni giorno e anche di quello, appena più ricco, della domenica. Questi sono gli anni in cui tutti, anche senza nominarle, ricordano ancora bene le ristrettezze del recente conflitto e l’impoverimento che ne è seguito. Da poco le persone hanno ricominciato a concedersi qualche “lusso” in casa, nell’abbigliamento e anche in cucina. Il pranzo di Natale, in questa fine di decennio, rappresenta quasi un rito di passaggio verso un mondo meno povero, con l’auspicio di un maggior agio nella vita quotidiana. Ma non ci sono ancora le montagne di panettoni e pandori  declinati nelle preparazione più varie e di numerose marche diverse. Nel Paese, per ora, si dividono il mercato due o tre aziende che li producono e il loro costo è piuttosto elevato ma sembra un piacere irrinunciabile per chiudere il pasto natalizio in dolcezza. Al pranzo sono presenti i parenti più anziani, magari soli, come nella casa della bambina che attende la nonna. Arriverà con la sua grande borsa nera di pelle intrecciata da cui, magicamente,  estrarrà il torrone d’Alba, un regalo per tutti e fichi secchi per il papà, che li adora. Preghiere e canti,cibo e memoria, lavoro e convivialità, regali utili e inutili, sono tanti i pensieri e le azioni che ruotano attorno al giorno di Natale, al di là del significato religioso che non tutti condividono. Allora come oggi resta un’occasione per riunire la famiglia, adesso sempre più spalmata nel territorio che travalica gli stessi confini nazionali. L’abbondanza commovente degli anni Cinquanta del secolo scorso fa sorridere al confronto dell’opulenza e dello spreco dei nostri giorni in questa parte del mondo. Il pensiero non vada ai trigliceridi e al colesterolo, si mangia ormai pochissimo, sazi di tutto come siamo, si pensi piuttosto, concretamente e in silenzio, senza sbandierarlo, a chi non può giovarsene. Buon Natale a tutti, grandi e piccini.

 

Laura Bertolotti

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